Tratto da “A Crìa da Cumpagnia Armasca” – n. 56 – II Trimestre 2018

Arma, pagò molto caro il passaggio sotto il dominio Genovese, coinvolta nelle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Baliano Doria, dopo il ritorno da Ventimiglia, Guelfa e dopo averla sottomessa, distrusse il “Castello dell’Arma”, le case attorno, e ne disperse tutti gli abitanti, ritenendoli alleati di Ventimiglia.

A metà del XIV secolo il nostro territorio era ancora spopolato. Pian piano, le poco case riadattate dopo la distruzione, ripresero ad esser occupate e gli abitanti non vollero abbandonare la loro attività marittima, la pesca ed il trasporto sul mare dei prodotti della terra, che in quel tempo erano l’unica loro risorsa di vita.

In un documento del XVI secolo,  troviamo che all’epoca la chiesa grotta della Madonna dell’Arma,  era annessa, da oltre cent’anni, con la sentenza del Vescovo d’Albenga, alla Parrocchia di Bussana, dopo lunghe contese con la Parrocchia di Taggia, che ne rivendicava la proprietà.

Per lunghi decenni ancora, fu sempre l’unico luogo ove si celebravano le funzioni religiose, per le genti della costa ”armedana”, ossia Bussana mare e Arma.  

Più si incrementava il traffico marittimo, con il trasporto di vino, olio, grano e altri prodotti mancanti, come il carbone, più cresceva l’importanza del facile approdo che offriva la nostra rada, con un mare profondo antistante il Borgo, che permetteva ai navigli di una certa stazza, lo sbarco e l’imbarco di molti prodotti commerciali, con la spola di piccole barche.

Prima ancora, e già in epoca romana, anche nel porto canale, ossia alla foce del “Tavia fluvius”, vi era un intenso traffico d’imbarcazioni, sempre per il trasporto di merci, soprattutto viveri, ed in particolare del sale.

Nel XV sec. a Genova venivano esportati forti quantitativi di olio e vini pregiati, destinati poi ad un commercio internazionale.

Lo scalo di Arma, diventa così molto importante e molto frequentato dai velieri delle rotte genovesi verso i mari del Nord.

Bussana e Taggia a quei tempi, si contendevano il territorio della piana che si spingeva fino al mare, anche perché i forti pedaggi pagati dalle imbarcazioni che sostavano nella rada e imbarcavano e sbarcavano merci sulla spiaggia, erano totalmente incassati dal Comune di Taggia.

Dopo molte contestazioni che durarono anni, nacque la Podesteria composta da Bussana, Arma e Taggia, ma le contestazioni continuarono presso il Governo di Genova, per la definizione dei confini tra i due comuni: entrambi aspiravano ad acquisire definitivamente e legalmente la totale proprietà del territorio di Arma.

Nel 1505, per porre fine a queste continue dispute tra i due comuni, Genova stabilì di costituire con un apposito decreto, il Comune autonomo di Arma, solo quando avesse raggiunto un numero superiore ai 25  “fuochi”. La cosa non ebbe seguito, in quanto in quell’epoca, il nostro territorio era infestato dalle continue scorrerie piratesche e la popolazione era costretta a fuggire, abbandonando le case, e del decreto genovese se ne perse la memoria…  

La sopravvivenza delle genti della costa era legata al mare, come sempre, ma purtroppo dal mare continuarono le scorrerie piratesche, bande di predoni, armavano vecchi velieri e abbordavano qualsiasi imbarcazione, facendo preda di ogni bene.

La rada di Arma si prestava ai loro sbarchi, con l’ampia grotta che forniva un sicuro rifugio, quando le navi sbarcavano i predoni e prendevano il largo, notte tempo dalla grotta, uscivano dai loro nascondigli per assalire i paesi costieri.

(e non finisce qui…)