Tratto da “A Crìa da Cumpagnia Armasca” – n. 54 – III Trimestre 2017

In passato la situazione delle nostre superstizioni, era abbastanza chiara. Le preoccupazioni di allora, che assillavano tante persone, erano molte e con alcuni piccoli “riti” o comportamenti, che ora vi descriveremo, pensavano di fugarle.

L’uomo di mare non voleva che si fischiasse a bordo e durante la navigazione, il fischio avrebbe richiamato la burrasca con  gravi conseguenze per i marinai e le navi.

I fuochi di Sant’Elmo che si vedevano sui pennoni delle navi, preannunciavano tempesta e si pensava che fossero le anime dei marinai morti nei naufragi. Altro non era, invece, che un fenomeno atmosferico che si registra ancora oggi e di cui conosciamo l’origine.

Anche l’uomo contadino aveva le sue superstizioni: ragni, mosconi e bisce, al loro apparire portavano disgrazia.


Versare l’olio ed il sale portava sfortuna, mentre se si rovesciava il vino, senza volerlo, portata buono.
Rovesciare dell’olio o lasciare degli aghi sulla porta di un rivale (sia in lavoro che in amore) gli avrebbe portato sventura.


Non bisognava prendere in regalo arnesi taglienti, come coltellini, forbici ed aghi: questi portavano gravi conseguenze in famiglia.

Portava invece fortuna posare la mano sulla schiena di un gobbo, prima di giocare i numeri al lotto.
Anche i colori avevamo il loro compito nelle superstizioni: il bianco significava freddo, il rosso caldo.

Immergere una maglia di lana in acqua bollente, presa da una fontana o da un ruscello, ed indossarla ancora umida, era un rimedio per molti mali, come tosse raffreddori e reumatismi.

Se si accendeva una sigaretta in tre, il terzo od il più giovane doveva morire presto.

Non donare mai 4 uova, caramelle o dolcetti, perché quattro erano i cordoni che pendevano dal carro funebre.

Non posare mai il cappello sul letto poiché significava la prossima venuta di un medico a visitare un parente ammalato.

Aprire l’ombrello in casa significava che alla prossima pioggia sarebbe piovuto in casa.

Incontrare un prete portava disgrazia perché solitamente andava ad impartire l’estrema unzione ad un moribondo.

Era invece di buon auspicio vedere un carro di fieno e prenderne un ciuffo da bruciare in casa.

La paglia non si doveva prendere poiché considerata portatrice di rabbia.

L’omino con il pianeta della fortuna e l’organino portava buono, bastava dargli un soldino.

Trovare un ferro di cavallo era anch’esso un segno favorevole, però, nell’appenderlo alla porta di casa, doveva essere messo con le punte rivolte all’insù (al contrario le punte rivolte all’ingiù portavano seri guai).

Perché a Pasqua si dona l’uovo? Perché è simbolo della rinascita nella religione cristiana ed è simbolo della vita e della resurrezione.

Rompere uno specchio era far ricadere sulla propria persona una disgrazia per sette anni.

Bruciare in campagna una scarpa vecchia allontanava le vipere e le altre bisce.

Il grido della civetta annunciava la morte.            

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